Siamo ad Alleghe, un placido villaggio di un migliaio - o poco più - di abitanti, incastonato fra le dolomiti bellunesi; è una mattina di maggio del 1933, e anche se il sole è in alto e illumina la vallata, il vento gelido punge le ossa dei tanti turisti venuti a rilassarsi sulle sponde del lago dopo una mattinata di sci. La loro serenità viene però frantumata dall’urlo straziante di una giovane cameriera di 19 anni con la gola squarciata da un rasoio. La prima di molte inspiegabili morti che imprigioneranno nel terrore una intera vallata per più di 30 anni.